WHY DO ARCHITECTS WEAR BLACK?
Se è vero che l’abito non fa il monaco, nell’immaginario collettivo, quello nero è, ormai da tempo, associato alla professione dell’architetto.
Dagli occhiali tondi cerchiati di Le Corbusier, le mantelle avveniristiche di Zaha Hadid per arrivare all’intramontabile giacca/t–shirt di Jean Nouvel: sono proprio le archistar a confermare un dress code costoso, no logo, e ovviamente, total black. Architetture geometriche, sartoriali, futuristiche portano la firma di personaggi essenziali e sofisticati, che non appaiono vestiti comunemente variopinti per conservare, almeno in pubblico, l’alone misterioso da guru.
Tutti a distinguersi dalla massa, decretando la propria individualità e, al contempo, uniformità alla categoria.
La perfezione, l’unità di tutti i colori in uno (ma anche la loro assenza), l’impossibilità di sbagliare, il lusso, la solitudine, l’incompletezza e la mancanza di qualcosa.
Il nero contempla tutto e semplifica qualsiasi scelta. E poi si sa, nel vestiario, nelle tavole photoshoppate come nel design più serioso, il nero va bene proprio con tutto.